Una delle foto choc scattate tempo fa dai volontari
Una delle foto choc scattate tempo fa dai volontari

TRANI (BT) – Oggetto di dibattito parlamentare fin dal 2013, di reportage di denuncia anche da parte di Striscia la Notizia, di ispezioni di Nas e Ministero della Salute con tanto di sequestro a seguito di ripetute segnalazioni di irregolarità da parte della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, oggi torna sotto i riflettori la struttura Dog’s Hostel di Trani in Puglia. Ancora una volta a lanciare l’allarme è la LNDC attraverso una nota in cui, dopo aver ripercorso la triste storia del Dog’s Hostel, segnala la volontà di alcuni comuni dell’area di rimettere le bestiole in condizione di randagismo: “La struttura di Trani – scrivono dalla Lega per la Difesa del Cane – non è idonea. Per questo si rende indifferibile il trasferimento dei cani ancora lì in altri siti adatti e in regola”. Ma i comuni di San Ferdinando di Puglia, Minervino e Spinazzola a quanto pare non sono dell’avviso. Così: “Il sindaco di San Ferdinando di Puglia – racconta l’associazione – ha emesso un’ordinanza per la reimmissione sul territorio dei 14 cani di sua proprietà attualmente al Dog’s Hostel, anche se è evidente che quei cani non sono abituati alla vita di strada e sono incapaci persino di procurarsi il cibo da soli. Oltre a questo, possono recare pericolo alla circolazione stradale. Insomma, si tratta di un provvedimento palesemente scellerato dal punto di vista logico”.

Quanto a Minervino e Spinazzola, a cui la LNDC ha sottoposto una proposta di convenzione, pare siano già aperte trattative con altre strutture fuori regione. La vicenda ora si sposta in ambito giudiziario. Infatti Piera Rosati, Presidente di Lega Nazionale per la Difesa del Cane, nei giorni scorsi ha inviato una lettera al sostituto procuratore di Trani che subito ha disposto un provvedimento sospensivo rispetto alla reimmissione sul territorio deliberata da San Ferdinando di Puglia. L’altro ieri, poi la LNDC ha depositato ricorso al TAR di Bari contro quella stessa ordinanza, che il Tribunale amministrativo ha ritenuto di sospendere immediatamente tramite decreto cautelare. La storia è tutt’altro che conclusa.

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