pet therapyROMA – Italia modello sulla pet therapy. L’importante primato è di quest’anno e giunge dopo un periodo di arretratezza dovuto alla vacanza di norme precise. Che ora ci sono, e rendono l’Italia addirittura un modello di riferimento per altri stati esteri. Questo il risultato dell’accordo Stato-Regioni siglato nel marzo scorso e in cui si definiscono – dopo quattro anni di studi, analisi e aggiustamenti – percorsi di formazione e accreditamento univoci sul territorio nazionale. Non più dunque iniziative di singole università o associazioni che in maniera estemporanea portavano avanti progetti magari qualificati ma in assenza di un binario unico, ma percorsi standardizzati di formazione, équipe multidisciplinari e forte accento sul benessere dell’animale con metodi di coinvolgimento non stressogeni per lui.

Alle Regioni il compito di tenere un registro delle strutture che effettuano pet therapy, e titolare dei trattamenti dovrà essere imprescindibilmente un medico. In Italia, del resto, esistono già da tempo esperienze consolidate di pet therapy negli ospedali. E’ il caso dell’Azienda ospedaliera di Padova, dell’ospedale pediatrico Meyer a Firenze, del policlinico Umberto I a Roma, del Niguarda a Milano o delle Molinette a Torino. Particolarmente efficace si è rivelata l’interazione tra cani e pazienti psichiatrici anche se, registrano gli operatori, ci sono ancora resistenze da parte di chi pensa che il cane sia portatore di infezioni e germi. Al contrario, il contatto con il cane permette a chi soffre di concedersi un sorriso e sentirsi ‘uguale’ anche in un momento di difficoltà come la malattia.

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