cane-di-foFIRENZE – Intramontabili giapponesi: nel regno del tatuaggio è questo il verdetto ribadito, semmai ce ne fosse stato bisogno, dall’edizione 2015 della Florence Tattoo Convention che si è appena chiusa alla Fortezza da Basso di Firenze. Nella storica collocazione, per tre giorni hanno lavorato gomito a gomito artisti dell’ago alle prese con tribale, figurativo, bianco e nero e colore e tanto, tanto giapponese. Perché se ne occupa qualazampa.news? Perché tra i soggetti della tradizione orientale più frequentemente richiesti ai tatuatori c’è il cane sacro, il Foo (o Fu) Dog. La loro funzione, secondo la storia, è quella di allontanare gli spiriti malvagi e le energie negative tanto che averli tatuati addosso è simbolo di protezione e di amicizia.

L’origine del mitologico cane sacro dell’Asia affonda le sue radici lontano nei secoli. I Foo Dogs risalgono infatti alla dinastia Han, il cui governo della Cina si colloca tra il 206 a.C e il 220 d.C. Dopo la loro prima apparizione intorno al 208 a.C, i cani sacri scomparvero dall’iconografia per quasi quattro secoli, per poi ricomparire durante la dinastia Tang, ovvero dopo il 600 d. C. E’ in quella fase che la loro tradizione si consolida per estendersi dalla Cina a tutta l’Asia. Il loro scopo è sempre stato quello di tenere alla larga gli spiriti malvagi e le energie negative. Conosciuti in Giappone anche come Karashishi, nell’iconografia hanno per metà l’aspetto del leone, dalla cui fierezza traggono parte della loro forza simbolica. Quando sono impiegati come statue a guardia dei templi sono raffigurati in coppia, il maschio con una sfera che rappresenta la Terra come simbolo della supremazia sul mondo e la femmina con un cucciolo a rappresentare il nutrimento.

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