Uno dei ritratti di Gumby postati su Facebook dal direttore del CSA
Uno dei ritratti di Gumby postati su Facebook dal direttore del CAS

NORTH CHARLESTON (South Carolina, USA) – Non c’è nulla da fare: adozioni ne hanno sperimentate più d’una, fatto sta che il segugio Gumby è di nuovo lì, nel rifugio dove è cresciuto, senza una casa con una famiglia solo sua. Ehi fermi lì, rinfoderate i fazzoletti perché questa non è una storia triste. Inusuale, semmai. Già perché il segugio bianco Gumby, sette anni, in canile ci torna da solo. Tutte le volte. Una famiglia si innamora di lui, che è bellissimo e ha lo sguardo da tenerone, lo porta a casa con tutti gli onori-coccole-carezze-pappa-cuccia-balocchi e lui che fa? Scappa!

Ormai è un autentico artista della fuga, ed è riuscito a scappare da ogni genere di sistemazione logistica. E scappa con un unico obiettivo: tornare al rifugio comunità della Charleston Animal Society (CAS) dove è cresciuto e da cui proviene, e il cui direttore Kay Hyman ormai è tra il rassegnato e il divertito sul ‘caso’ Gumby, tanto da volerlo condividere su Facebook. Il segreto è che forse lì Gumby oltre che amato si sente utile: gli operatori del CAS raccontano infatti che il segugio ha da sempre un talento impareggiabile nell’empatizzare con gli altri cani, leggendone letteralmente le emozioni e reagendo di conseguenza in maniera da essere rassicurante per il cane timoroso o rasserenante per il cane più nervoso. Un pet assistant in piena regola, insomma. A quanto pare è quello ciò che vuole, che sente di dover fare: essere d’aiuto al personale del CAS e ai suoi simili. E da lì non fugge.

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