Il logo di Apas che quest'anno compie trent'anni
Il logo di Apas che quest’anno compie trent’anni

REPUBBLICA di SAN MARINO – E’ ufficiale: nella Repubblica di San Marino il randagismo di cani non rappresenta più un’emergenza. Gran parte del merito va ad Apas, che quest’anno festeggia i 30 anni di attività e i 25 anni dalla creazione del canile di Ca’ Chiavello. Ciò non significa però che il fenomeno degli abbandoni sia cessato del tutto: crisi economica e delle relazioni familiari, trasferimenti per lavoro sono tra le cause principali dell’aumento delle rinunce di proprietà che nel 2015 sul Titano sono state 79, vale a dire 14 in piu’ rispetto all’anno precedente.

Per fare il punto sulla propria attività, l’Associazione sammarinese protezione animali – nata proprio come baluardo di contrasto al randagismo – ha organizzato per venerdì 22 aprile la conferenza Vita da cani e da gatti a San Marino. Apas, istituita nel contesto degli anni 80 in cui ancora i randagi si sopprimevano, iniziò a sottrarli alla morte per collocarli in stalli di fortuna. In seguito, nel 1991, arrivò la costruzione del rifugio di Faetano che più volte, nel corso degli anni, ha rischiato il collasso per sovrannumero di ospiti. Oggi, però, il randagismo a San Marino è sotto controllo e a questo risultato ha certo contribuito una maggiore coscienza civile, l’obbligatorietà del microchip introdotta a San Marino molto prima che in Italia, la nascita di canili nel circondario e la campagne di sensibilizzazione e informazione sulla sterilizzazione.

Ma proprio dall’incontro a Faetano è partita anche un’altra iniziativa, lanciata questa volta dal dirigente dell’Iss Renaldo Ciro Renzi: incoraggiare il ruolo degli animali nelle cure e nelle terapie per chi vive un handicap, chi non è autosufficiente e per gli anziani. Le idee da mettere in campo per incentivare e valorizzare gli animali da compagnia nei percorsi di cura possono essere diverse:
Un momento di pet therapy con un cane Apas
Un momento di pet therapy con un cane Apas

Renzi lancia quella di una “pet residence”, ovvero “sganciare i canili dalla loro associazione a una prigione – spiega – per dare la possibilità a chi non è in grado di avere un cane di vivere comunque una relazione con l’animale domestico, poterlo venire a trovare e portarlo a fare una passeggiata”, perché anche questo è in sé terapeutico.

Emanuela Stolfi, presidente di Apas, spiega poi che la sua associazione sta già portando avanti progetti di pet therapy alla casa di riposo Casale La Fiorina: “E’ un primo esperimento – spiega – si tratta di sei incontri di un’ora con un cane preparato a questa attività e con il suo conduttore. Vediamo un ottimo riscontro, gli ospiti ridono, si divertono, per loro è un’ora diversa e intensa”.

 

 

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