Cittadella del Capo, nei cui boschi si è consumato il delitto
Cittadella del Capo, nei cui boschi si è consumato il delitto

CITTADELLA DEL CAPO (Cosenza) – Non solo una PETizione, per ottenere giustizia nei confronti dei quattro aguzzini che hanno torturato e ucciso un cane randagio nel Cosentino riprendendo la barbarie coi telefonini per postare la ‘prodezza’ sui social: Lega Nazionale per la Difesa del Cane prende duramente posizione in merito e, con una nota, annuncia che sporgerà essa stessa denuncia e che – una volta in sede processuale – si costituirà parte civile.

“I responsabili, quattro giovani uomini, che hanno ripreso in un video l’atroce misfatto e l’hanno postato sul web, sono già stati identificati grazie alla celere attività investigativa della locale stazione dei carabinieri e deferiti all’autorità giudiziaria di Paola per il reato di uccisione di animali, in concorso”, scrivono dall’associazione “La malvagità che spesso si nasconde nell’animo umano – si legge di seguito – ha colpito ancora. La vittima questa volta è un povero randagio di grossa taglia, catturato da quattro vigliacchi che lo hanno appeso per il collo e poi preso a mazzate in testa fino a che non è spirato fra atroci sofferenze“.

randagio“Non paghi di questo terribile gesto di crudeltà – prosegue la ricostruzione – gli efferati animalicidi, tutti di giovane età; hanno ripreso l’intera straziante scena, commentandola con risate e sghignazzi, e l’hanno pubblicata sul più noto del social network. Ovviamente la vicenda, che ha avuto come macabro teatro un’area boschiva, ha suscitato orrore e indignazione da parte degli utenti del web che hanno allertato le forze dell’ordine. I carabinieri della stazione di Cittadella del Capo hanno rapidamente identificato gli autori dello sconvolgente episodio giunto a seguito, parrebbe, dell’uccisione di due capre”.

Secondo l’articolo 544 bis del codice penale il reato loro contestato è punito con la reclusione da 4 mesi a 2 anni. Lndc, per seguire da vicino il caso, ha annunciato che sporgerà denuncia e in sede processuale si costituirà parte civile. “Questa infelice creatura, che abbiamo voluto chiamare Gegè per ricordarlo con un’identità, reclama che sia fatta giustizia e come lui tutte le altre vittime di uomini perversi e senza cuore”, conclude Piera Rosati, presidente di Lega Nazionale per la Difesa del Cane.

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