consiglio regionale emilia romagna
E’ stato il consigliere regionale Tommaso Foti ad aver sollevato dubbi sulla gestione e prevenzione del randagismo

BOLOGNA – Non preoccupa solo al sud, come nel recente caso di Siracusa, il fenomeno del randagismo: a Bologna, nel Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, i dubbi sull’operato della giunta sono espressi dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia Tommaso Foti che sulla materia ha presentato un’interrogazione per domandare quando sia “stato adottato dalla Regione Emilia-Romagna il piano operativo di prevenzione del randagismo, e comunque assunte specifiche iniziative volte a prevenire il fenomeno” e quale sia “l’importo degli indennizzi complessivamente riconosciuti, negli ultimi cinque anni, agli imprenditori agricoli per la perdita di capi di bestiame causata da cani randagi o inselvatichiti“.

Nel documento, il consigliere specifica che “il randagismo e la presenza di cani vaganti costituiscono un rilevante problema ecologico, sanitario e sociale anche in Emilia-Romagna, con l’evolversi di animali che da padronali liberi diventano randagi e da randagi diventano inselvatichiti, oltre al fatto che cani di diverse tipologie si accoppiano tra loro”. Inoltre, aggiunge il capogruppo Fdi, “il fenomeno esercita un notevole impatto sia sul lupo che sulla fauna selvatica”.

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Randagi o vaganti, sono i cani liberi in branco a preoccupare e insidiare greggi e bestiame

Da qui le richieste di Foti alla giunta, considerando anche che la Legge regionale 27 del 2000 prevede che la Regione “elabori un piano operativo di prevenzione del randagismo e degli interventi di sterilizzazione, ovvero di altre iniziative volte a prevenire il fenomeno del randagismo”, oltre a stabilire, per tutelare il patrimonio zootecnico, “l’erogazione di indennizzi agli imprenditori agricoli per le perdite di capi di bestiame causate da cani randagi o inselvatichiti, o da altri animali predatori”.

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