Fido davanti alla corriera in uno degli articoli dai quotidiani dell'epoca
Fido davanti alla corriera in uno degli articoli dai quotidiani dell’epoca

BORGO SAN LORENZO (Firenze) – Forse quando proprio davanti al suo tartufo svelarono quella statua che lo ritraeva, lui si sarà posto il problema di dover dividere la ciotola col nuovo arrivato. L’avrà considerato, lui che era un incrocio di pointer inglese, un cane da ferma dal talento impareggiabile. Invece era lui, Fido, riprodotto in maiolica su basamento di pietra a testimonianza della sua incrollabile fedeltà all’amico umano.

Sì perché Hachiko, la cui storia ha commosso il mondo nella versione cinematografica con Richard Gere, abita anche qui. Ma si chiama Fido. Il suo cuore batteva nel cuore dell’Italia e del Mugello, a Borgo San Lorenzo, nella provincia fiorentina che si incastona tra boschi e montagne il cui inverno non fa sconti di gelo a nessuno.

fido Borgo San Lorenzo inaugurazione
Fido all’inaugurazione del monumento a lui dedicato

E proprio in uno di quei freddi, nel 1941, tornando dal suo lavoro alle Fornaci Brunori l’operaio Carlo Soriani sentì un suono; un lamento; un uggiolare sommesso che proveniva da un fosso lì lungo la via di casa. Era un cucciolo, era ferito, e gli sgranava addosso i suoi occhioni. L’uomo lo raccolse e lo portò con sé, nella sua casa della frazioncina borghigiana di Luco. Fantasia al potere, lo chiamò Fido e lo curò finché si ristabilì. Dopo, non ci fu più verso di separarli.

Al mattino presto presto Soriani andava a prendere la corriera in piazza; e Fido era con lui. Al pomeriggio, quando ridiscendeva stanco da quello stesso torpedone, riecco lì Fido ad aspettarlo tutto composto. E le feste. E le code. E gli agguati e le trotterellate in circolo con la lingua penzolante di felicità e le orecchie che agitavano l’aria… Pazzo di gioia. Tutti i giorni la stessa gioia.

Il monumento a Fido così come è oggi
Il monumento a Fido così come è oggi

Solo che poi una volta Soriani non tornò. Tante volte, non tornò: non tornò più per gli oltre 5000 giorni lavorativi che trascorsero nei 14 anni di vita di Fido. Ma lui nulla: zampe in spalla e coda pronta a far festa, tutte le sere tornava puntuale in piazza e aspettava la corriera col cuoricino a mille perché forse, chissà, magari quella volta lì il suo amico sarebbe sceso. Non lo sapeva, Fido, che la brutalità lineare della guerra – e di quella Grande Guerra – aveva bombardato la loro amicizia portandogli via Soriani mentre di rompeva la schiena nelle Fornaci Brunori, prima di ritornare dalla sua famiglia pelosa e non.

Grand Hotel dedicò a Fido questa sua copertina
Grand Hotel dedicò a Fido questa sua copertina

Con tutto il suo nasone, quel cane mite e fedele inteneriva tutti. Anche le istituzioni che, malgrado una rigidità all’epoca spesso ruvida, gli riservarono coccole ufficiali, un tributo alla sua incrollabile amicizia a quattro zampe che da parte del sindaco di Borgo San Lorenzo si concretizzò, nel 1957, prima nell’esenzione per la vedova Soriani dalla tassa sul possesso dei cani, poi dal permesso a circolare senza museruola. Infine, il 9 novembre, il comune del Mugello gli conferì una medaglia d’oro che con ogni probabilità avrà lasciato interdetto Fido, giacché non si poteva sgranocchiarla, ma che commosse tanto il suo ultimo scampolo di famiglia umana, la moglie del suo amico Carlo.

Fido, un'attesa lunga 14 anni
Fido, un’attesa lunga 14 anni

Ancora in quell’anno nacque l’idea del Monumento al cane Fido, commissionato dal Comune di Borgo allo scultore sestese Salvatore Cipolla che lo realizzò in maiolica. Sul basamento in pietra, la dedica: «A Fido, esempio di fedeltà». E Fido era lì, arrampicato su due zampe per rimirarsi maiolicato all’inaugurazione della statua.

Poi un giorno di primavera del 1958, il 9 giugno, dopo l’ennesimo sconforto per il mancato ritorno del suo amico umano, Fido la prese lui, la corriera: quella celeste, che lo portò ad attraversare il Ponte dell’Arcobaleno su su in cielo fino a ritrovarsi col suo Carlo. Divennero davvero inseparabili: le spoglie di Fido vennero sepolte subito fuori dal cimitero comunale, dove era custodita la salma di Soriani. La notizia della morte del cane percorse cronache locali e riviste blasonate, radiogiornali e notiziari dell’Istituto Luce.

La statua si ruppe. La maiolica non si rivelò materiale adatto a fronteggiare i vandaletti di periferia che, una notte, distrussero l’opera sostituita prontamente con una in bronzo che resiste ancora. Sempre lì: in piazza Dante, a Borgo San Lorenzo. Il nostro Hachiko abita qui.

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