cane%20conteso

ROMA – In mancanza di una legge specifica che regoli la materia nel nostro ordinamento, frattanto per stabilire la sorte del cane in caso di separazione di una coppia si usano le norme riservate ai figli minori. E siccome in parlamento giace ormai da anni una proposta di legge che indica nell’affido condiviso la miglior soluzione, ecco ora che il Tribunale di Roma ha applicato la medesima formula a Spot, un cagnolino conteso da una coppia di fatto in via di separazione. Con il verdetto, definito innovativo, il giudice monocratico della capitale ha deciso che adesso il cane, un meticcio trovatello, vivrà sei mesi con l’uno e sei mesi con l’altra “con facoltà per la parte che nei sei mesi non lo avrà con sé, di vederlo e tenerlo due giorni la settimana, anche continuativi, notte compresa”.

Ogni anno in Italia 4.000 coppie in separazione finiscono in tribunale per l'affido del cane
Ogni anno in Italia 4.000 coppie in separazione finiscono in tribunale per l’affido del cane

I primi sei mesi con Spot toccheranno alla ex che per tre anni è stata privata della compagnia del cane, sottrattole dall’altro contendente durante le vacanze di Natale del 2011. L’ex compagno non glielo aveva più fatto rivedere. Per questo è stato condannato a pagare tutte le spese della causa, per aver privato la ex di “un affetto fortemente percepito e privandone lo stesso cane“.

Il giudice onorario di Roma ha ritenuto che l’affidamento condiviso “sia applicabile anche se le parti non erano sposate” dal momento che la proposta di legge giacente “estende la competenza del Tribunale a decidere dell’affido dell’animale anche alla cessazione della convivenza more uxorio” e dato che ormai, anche se “con ritardo”, si tende sempre più “ad equiparare la famiglia di fatto a quella fondata sul matrimonio“.

conteso“Ma ciò che più rileva – scrive il verdetto reso noto dal sito di informazione giuridica Cassazione.net – è che dal punto di vista del cane, che è l’unico che conta ai fini della tutela del suo interesse, non ha assolutamente alcuna importanza che le parti siano state sposate o meno: il suo legame ed il suo affetto per entrambe prescinde assolutamente dal regime giuridico che le legava”. Spot aveva vissuto con tutti e due durante la loro convivenza durata tre anni, all’anagrafe canina era stato registrato a nome di lei. Dopo la separazione era rimasto con la donna e tutti i giorni l’ex compagno passava a trovarlo, fino al colpo di mano del ”rapimento” di Spot.

Il giudice ha stabilito che cibo, cure mediche e “quanto altro eventualmente necessario al benessere” del cagnolino conteso deve essere pagato a metà da ciascuno dei due padroni. Durante il processo sono stati ascoltati diversi testi in favore dell’una e dell’altra parte, e quel che è emerso – scrive il giudice onorario Antonio Fraioli del Tribunale di Roma – è che “è indubbio che il cane si sia affezionato ad entrambe le parti, le abbia identificate entrambe come suoi ‘padroni’, termine poco piacevole, e si sia abituato, per circa tre anni, a vivere a periodi alterni, con uno solo di loro, in abitazioni e luoghi diversi, condividendo abitudini di vita diverse“. Adesso l’alternanza del diritto a condividerlo è fissata da una sentenza.

conteso separazione

 

Condividilo!