scuolaROMA – Pet therapy nelle scuole per combattere il bullismo aiutando vittime e carnefici e per arginare la dispersione scolastica: il progetto, la cui proposta è stata lanciata in un seminario del maggio scorso all’Università Europea di Roma per poi essere adottato e applicato in Sicilia, ha ricevuto il plauso del sottosegretario alla giustizia Cosimo Maria Ferri: “Meritevole di attenzione e degno di nota – ha affermato – è il progetto per il recupero delle vittime di bullismo e per i cosiddetti bulli, che in Sicilia ha messo al centro la pet-therapy. Tutti i progetti volti a prevenire e a fronteggiare il bullismo, in tutte le sue forme, vanno sperimentati e portati avanti. Ognuno è chiamato a fare la propria parte all’interno di quell’alleanza educativa volta a tutelare e proteggere i giovani d’oggi“.
Il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri
Il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri

La presenza di un cane in classe, hanno sottolineato gli esperti a più riprese, aiuta nella gestione della sfera emotiva di bambini e ragazzi nell’ambiente scolastico: “La Pet Therapy a scuola – ha spiegato la psicologa Giorgia Caucci in occasione del convegno all’Università Europea di Roma – può essere di supporto con l’intera classe, agendo sulla socializzazione, sulla relazione e sulla collaborazione“.

scuola 3“Quando un cane entra in classe le dinamiche cambiano – prosegue Caucci – lasciando spazio all’armonia e alla coesione che portano nell’ambiente emozioni positive. Il gruppo-classe si unisce e prende forza. Quindi i cani si trasformano in veri e propri maestri, insegnando ai ragazzi l’importanza dell’empatia, della pazienza e dell’ascolto. Attraverso il gioco con il cane i ragazzi imparano ad esprimere la loro vivacità, condividendola gli uni con gli altri, ricavandone sensazioni di benessere“.

Per Javier Fiz Perez, docente di psicologia all’Università Europea di Roma, “il ruolo della famiglia e della scuola diventa assolutamente determinante in questo percorso, che implica un insieme di sfide e impegni di notoria complessità. Capire le cause ed educare in maniera preventiva è il modo più efficace per evitare, un domani, il fenomeno del mobbing nel contesto del lavoro, della violenza di genere e della prepotenza sociale in tutte le sue manifestazioni”.

 

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