sleddogTiepido questo inverno. Ma la neve, poca ma buona, ha comunque consentito e consente la pratica di uno sport a sei (e più) zampe in Italia ancora poco diffuso come pratica sportiva in quanto tale ma comunque presente in più di un centro non solo nell’arco alpino. Si tratta della corsa sulle slitte trainate dai cani: in una parola sleddog, lemma composto dalle parole sled (slitta) e dog (cane), declinabile anche nella versione per manti erbosi con simil-slitte a 3 o 4 ruote. Chi la pratica ne parla più come di uno stile di vita che come di uno sport. Nata in Alaska, dove la slitta coi cani è spesso il mezzo per recarsi al lavoro o sbrigare le commissioni della vita quotidiana, la disciplina arriva in Italia nel 1992 con la fondazione dell’associazione Antartica a cui oggi è affidata l’organizzazione di gare internazionali.

Praticabile anche con un solo cane, soprattutto nella fase di training, per tradizione lo sleeddog si pratica con una muta composta in genere da un numero variabile di cani tra 4 e 16 che collaborano tra loro e con conduttore: il musher. Noi bipedi, in pratica. Nella muta va individuato un ‘capitano’, un cane che faccia da leader. Non necessariamente sarà il più ‘alfa’, ma anzi deve essere il più duttile e pronto a rispondere ai comandi del musher. La colonna a quattro zampe prosegue poi con gli swing-dog: sono elementi versatili, capaci tanto di ‘fare squadra’ quanto di sostituire un leader in caso di bisogno. Il motore della muta sono poi i team-dog, la squadra che traina compatta. Dopo di loro, proprio in prossimità della slitta e dunque esposti al peso più consistente, trovano posto infine i cani più robusti o wheel-dog. I comandi convenzionali di base sono pochi e incisivi: Hike (partenza), Gee (destra), Haw  (sinistra), Easy (rallenta) e Stop (fermo).

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Gli istruttori specializzati assicurano che la pratica sia accessibile a tutti ma insomma, qualche rudimento e attitudine come sempre serve. Ma se l’umano si allena, per il cane è necessaria l’attitudine innata. Difficile convincere un carlino o un alano a tirare la slitta correndo sulla neve tra i boschi, anche qualora si possa contare su una elevata dose di empatia e su un cane molto compiacente. Per tradizione tra i cani più adatti per la loro grande predisposizione al traino ci sono i Siberian-Husky, l’Alaskan Malamute, il Samoiedo, il Groenlandese o il non riconosciuto dalla FCI Alaskano. Ma non solo, come testimonia la storia resa celebre dal cartoon del mezzo lupo Balto. Come che sia, per quanta predisposizione abbia, il cane è sottoposto comunque a uno stress muscolare e articolare e, come ogni atleta, ha bisogno di attenzioni, alimentari e non solo, particolari.

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Balto, il cane da slitta più celebre della storia, nella versione cartoon e in una immagine d’epoca

Ovvio: sia nella versione agonistica che in quella amatoriale i panorami mozzafiato sono merce assicurata. Ma rimanendo nell’ambito del professionismo le stage race sono le grandi corse a tappe come la famosissima Iditarod, la Yukon Quest e la francese La Grande Odyssee. Si annoverava tra le grandi stage race anche la Alpirod. Le gare più importanti e più difficili si svolgono nei paesi del nord Europa, ma è ormai diffuso anche in Italia non solo sulle Alpi ma anche in Appennino. La prima e più importante Traversata appenninica Balla coi lupi si svolge da dieci anni nel Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano e vede al via una quindicina di equipaggi provenienti da tutta Italia. Anche al Sud Italia, specialmente nella Sila calabrese e nel Pollino, con gare che continuano anche la notte.

 

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